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Bjj Kids

Arte marziale e disciplina

Fa davvero bene ai bambini?

Che la pratica del Brazilian Jiu Jitsu faccia bene ai bambini è un dato di fatto. Noi nella nostra scuola di Cesena ne abbiamo quasi quaranta e i motivi che ci spingono a continuare ad insegnare loro questo splendido sport da combattimento sono innumerevoli. 

Non sto neanche ad elencarli, la realtà è che i bambini, con il loro impegno, la loro determinazione e voglia di imparare ci regalano un mare di soddisfazione.
Condurre un corso per bambini non è facile; prima di immergerci in un'avventura di questa portata ci abbiamo pensato bene, poi con una bella sala a nostra disposizione e una preziosa collaboratrice, graduata ed agonista, ce l'abbiamo fatta, e con successo.
Non mi focalizzerò su quanto possa o non possa essere utile questo sport ai fini della difesa personale (sarei di parte), ma ci tengo a spiegare i benefici che può conferire sotto il punto di vista fisico la pratica di questa disciplina sportiva.
Sì, perchè il BJJ, acronimo di brazilian jiu jitsu, come tanti altri sport del resto, aiuta i bambini a crescere sani, permette loro di sviluppare in modo adeguato sia i muscoli che l'apparato scheletrico, con vantaggi sia per l'apparato cardio-circolatorio che per il sistema endocrino-metabolico, oltre ad essere fondamentale nel processo di socializzazione e di controllo dell'emotività e sotto il punto di vista del rafforzamento dell'autostima.
Muoversi, lottare, insomma fare sport fin da piccoli permette di acquisire un importante bagaglio di esperienze motorie che sarà loro prezioso per tutta la vita. 

Chi ha praticato sport fin da piccolo, da grande sarà sempre avvantaggiato rispetto chi non ha mai fatto alcun tipo di attività sportiva, in quanto permette di "costruire" una muscolatura migliore e conferisce quelle capacità coordinative e di orientamento che solo in età infantile si possono sviluppare appieno.
E la lotta, a proposito di coordinazione motoria (e anche qui sarò un pò di parte), è una delle attività fisiche (nel campo del combattimento) migliori da praticare sin da piccoli.

Coordinare significa ordinare i vari movimenti, integrare gli stimoli, in poche parole programmare i movimenti di risposta per poi provvedere all'esecuzione vera e propria degli stessi. 

Una cosa che spesso diamo per scontato, ma che in realtà apprendiamo in età infantile più che altro attraverso lo sport. 

Il Jiu Jitsu a riguardo è un grande insegnante, con i suoi movimenti coordinati fra braccia e gambe, che sono, oltre la tecnica in sè, veri e propri esercizi di sviluppo alla coordinazione. 

Lottare significa connettere fra loro coordinazione e respirazione, altro fattore troppo spesso invisibile e sottovalutato, ma che ha un ruolo primario anche nelle normali attività che svolgiamo nella vita di tutti i giorni. 

Nel BJJ, questo processo di azione coordinata è fortemente coadiuvata da un'azione consapevole del respiro. L'intensità della lotta, la durata delle nostre azioni, l'esecuzione delle tecniche, possono essere gestite in modo ottimale solo se il respiro è controllato e condotto in modo consapevole.

E' così facile?

Sicuramente non è facile, benché c'è una sostanziale differenza fra questi e gli adulti.

Ogni sport, ogni impegno fisico, per essere utile e salutare deve essere proporzionato alla struttura fisica del bambino, alle sue fragilità, alla delicatezza della fase di sviluppo sia fisico che psicologico, e di queste cose bisogna tenerne conto.
Nei bambini che si avvicinano al mondo della lotta va dato largo spazio all'apprendimento della tecnica, alla motricità, alla coordinazione dei movimenti, ma anche al gioco, e questo ovviamente in base all'età. 

Va data quindi importanza al periodo di sviluppo del bambino, che noi nella nostra scuola dividiamo in tre fasi, quindi in due corsi:

  • da 4 a 8 anni 

  • da 9 a 12 anni

  • da 13 a 15 anni

Fino agli 8 anni, specie in uno sport complesso e impegnativo come il Brazilian jiu jitsu, va dato largo spazio al gioco, per mezzo appunto di giochi propedeutici che avvicinino e coinvolgano il bambino nella lotta senza doverlo impegnare in esercizi difficili e noiosi. 

Il lavoro dovrà poi essere progressivo e necessariamente graduale, in modo tale da agire dolcemente sulla forza e sulla resistenza muscolare del bambino, che prima dei 9/10 anni è assai ridotta. 

Più che di uno sport vero e proprio possiamo parlare quindi di "gioco sportivo", dove il bambino dovrà prima di tutto divertirsi, in un contesto in cui il gioco sia l'elemento principale di coinvolgimento e trascinamento verso le tappe successive della sua esperienza sportiva.
Diverso è invece il corso dai 10 anni in su, dove si dà largo spazio alla tecnica e alla lotta vera e propria, ma comunque non eliminando del tutto i momenti di gioco, che rimangono per loro un collante e un momento di aggregazione e divertimento.
Per inserirli poi nel mondo dell'agonismo, il modo migliore potrebbe essere quello di stimolarli con delle mini-competizioni interne alla propria palestra, guidandoli e insegnando loro a gestire l'aggressività attraverso le regole e ad un corretto atteggiamento mentale. 

Quest'ultimo è un punto fondamentale; ai bambini deve essere inculcato il pensiero che l'agonismo, o meglio il confronto fisico, non deve avere solo il fine di provare sugli altri la propria superiorità fisica e tecnica, ma soprattutto il superamento dei propri limiti.
Dopo i 12 anni di età l'esperienza agonistica può invece essere vissuta un pò più seriamente. 

L'impegno agonistico in questa fase della sua crescita può essere grande insegnante di umiltà, abituandolo all'impegno, al sacrificio, alla costanza, a conoscere i propri limiti, ad instaurare con i propri compagni di allenamento un legame particolare di cooperazione.
In particolare, uno sport individuale come il Brazilian Jiu Jitsu, abitua il bambino a confrontarsi da solo con la vittoria e la sconfitta. Ed è qui che entra in gioco l'umiltà. 

Se da un lato la sconfitta (specie nel bambino ma anche negli adulti) può essere vissuta come un evento frustrante, dall'altro ci insegna che non siamo infallibili e onnipotenti, e che la pratica e il sacrificio sono l'unico segreto per raggiungere il successo.
Sta a noi insegnanti accompagnare loro durante questo cammino, inculcando loro un sano principio di sportività e rispetto verso i propri compagni e ancor più verso i propri avversari.
Noi per primi, dal momento che intraprendiamo il cammino dell'insegnamento ai bambini di un corso di lotta dobbiamo essere consapevoli della responsabilità che abbiamo nei loro confronti, dobbiamo prenderci l'impegno di insegnare loro tramite il BJJ che non esiste solo la forza fisica e la tecnica, ma soprattutto quella forza interiore che gli servirà in futuro per accettare, ma ancor più di imparare dalle proprie sconfitte, e non solo in campo sportivo.

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